Alĕa iacta est, tradizionalmente tradotta initaliano comeIl dado è tratto, cioè "il dado è stato tirato",[1][2] è unafraselatina divenuta proverbiale nel sensometaforico di "la decisione è presa", "la sfida è ormai lanciata". Tale espressione si cita quando si prende una decisione dalla quale non si può più tornare indietro, per indicare che si è superato il punto di non ritorno.
SecondoSvetonio (Divus Iulius, 32), la frase, nel diverso ordine di paroleIacta alĕa est, fu pronunciata daCesare il 10 gennaio49 a.C. prima di attraversare il fiumeRubicone con il suoesercito e dare così inizio allaguerra civile controPompeo.
Lo stesso evento storico ha ispirato un altro modo di dire, entrato nell'uso comune col medesimo significato:varcare il Rubicone, opassare il Rubicone.[3]
Il motto compare nel cartiglio sia dello stemma delComune di Rimini sia in quello dellaProvincia di Forlì-Cesena: nel primo, tuttavia, nella formaJACTA EST ALEA, nel secondo nella versioneALEA IACTA EST divenuta corrente.[4]
(Gaio Svetonio Tranquillo,Divus Iulius, 32. Traduzione diPaolo Del Rosso[5])
È una frase attribuita daSvetonio — che la riprende probabilmente daAsinio Pollione[6] — nel suoDe vita Caesarum (Divus Iulius), aGiulio Cesare, che l'avrebbe proferita la notte del 10 gennaio del49 a.C. prima di varcare il fiumeRubicone (o ilPisciatello)[7] alla testa delle proprie truppe, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato entro i confini dell'Italia e dando il via allaseconda guerra civile.
La frase, probabilmente in citazione di una commedia di Menandro, l'Arrefora, fu detta in greco, come tramandaPlutarco[8] nelleVite parallele, e in greco era forse una frase proverbiale:
(Plutarco,Vita di Pompeo, 60, 2)
Erasmo da Rotterdam[9] avanzò la congettura che la lezione usualmente riportata del testo svetoniano sia il risultato di unerrore di trascrizione, che ha causato la perdita dell'ultima lettera, mutandoesto (imperativo futuro di 2ª/3ª persona singolare) inest (indicativo presente di 3ª singolare);iacta alea esto avrebbe dovuto essere la forma corretta, più efficace e meglio accordantesi con l'imperativo di terza persona tramandato da Plutarco: «ἀνερρίφθω κύβος» (anerrìphthō kỳbos) ovvero "che il dado sia tratto", "si getti il dado".[6]
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