Ha esordito suPoesia, nel1993, nella rubrica diMilo De Angelis “I poeti di trent'anni”. Ha lavorato perRai 3 eRai Radio Tre ed ha tenuto per molto tempo rubriche di poesia su vari quotidiani.
Ha pubblicato: "La Repubblica contadina" (City Lights, 1997, Premio Mondello Opera Prima e Premio Sibilla Aleramo); "Non in mio nome" (Marietti, 2004, Premio Diego Valeri, Premio Carducci, Premio Pasolini, Premio Cassola); "Idillio con cagnolino" (Fazi, 2013, Premio Lerici-Pea, Premio Dessì, Premio Ceppo).
Sue poesie sono state tradotte dalla Triquarterly Review dellaNorthwestern University ofChicago e recentemente il "Canto per la distruzione di Beslan", poema contenuto nell'ultimo libro, è stato tradotto dal Department of French and Italian,University of Arizona.
Il canto per la distruzione di Beslan è stato anche musicato dall'Orchestra Regionale della Toscana e rappresentato al Teatro Verdi di Firenze, nel 2009.
Ha tradotto conFausta Garavini le poesie diMichel Houellebecq "Configurazioni dell'ultima riva" (Bompiani, 2015). Ha curato "Poeti e scrittori contro la pena di morte" (Le Lettere, 2001) e, insieme a Paolo Fabrizio Iacuzzi, Il "Dizionario della libertà" con scritti diTodorov,Savater, Cordelli,Pamuk, Yeoshua,Bauman, T.B. Jelloun e altri (Passigli Editori, 2002).
Nel maggio 2018 è uscita la raccolta delle sue poesie:Tu, paesaggio dell’infanzia. Tutte le poesie 1997-2018 (La nave di Teseo). Con la quale ha vinto il Premio Internazionale "Gradiva" attribuito dalla State University of New York at Stony Brook.
Nel 2020 lascia Firenze per dedicarsi a un progetto nuovo. Apre a Lucignana, paese abitato da 170 persone, una libreria/cottage con giardino. Il luogo è diventato da subito meta di pellegrinaggio letterario e la libreria è stata inserita nelle 20 librerie più affascinanti di Europa. Nel 2023 pubblica con Einaudi il racconto di questa avventura: La libreria sulla collina, che sarà subito un caso editoriale, tradotto in 10 lingue.
«La poesia di Alba Donati può avere riferimenti più locali, il primo Pagliarani, Roversi: ma dietro ci senti le voci robuste di Lee Master, di Pavese, di Ginsberg e della Beat Generation, del grande Whitman, di quanti hanno mostrato che la poesia è l’energia linguistica e spirituale più forte che noi uomini possiamo conoscere.
«La bellezza visionaria, metafisica, oltre temporale, fatta sempre sprizzare dai materiali della realtà, da nomi, fatti, scorci di vicende, è il lascito maggiore di questa poesia."
«Alba Donati possiede la cifra infrequente di una parola lirica, epica e proletaria, capace di evocare la sua Garfagnana aspra e luminosa, la sua repubblica dove un antico legame di pietà e di amore, ma anche di resistenza e di lotta, tiene insieme oscure esistenze
«Nella vera poesia c'è sempre qualcosa di nuovo. Una rete di affetti, una voce, un quotidiano, le solite cose magari, ma le uniche che contano, vivono nei versi come un vestito intorno a un corpo.
«...della poesia di alba Donati amo anche la razionalità, gli stridori. Le aritmie, ovvero gli strumenti felicemente usati per togliere alle emozioni la loro cantabilità, e convertire tutto a quell’unica ricchezza tonale che è lo stile” Sergio Zavoli QN[11]»
«Si trova in questa poesia una vera ossessione della violenza intesa non come qualcosa di pertinente alla natura, bensì sempre legata alle scelte dell’uomo e alle sue azioni, alla responsabilità, o irresponsabilità, del potere. I riferimenti non mancano: il fascismo e il nazismo, ma anche il Vajont, i fatti di Genova e di San Giuliano di Puglia, l’11, anzi qui il 10 settembre. Rispetto a tutto questo la Donati, ora con piglio più fiero ora con irrisione e spirito canzonatorio, contrappone la possibilità di una storia diversa (…)”
«Ma da tutto ciò, Alba Donati, sa come tornare nell'intimità del nome domestico, negli affetti, quasi che la verità sia un ritorno a casa, tra gli angoli quietati dello stare bene: un felice rimpatrio. Dalla Storia alle storie, dunque (…)” Stefano Massari, Pulp[13]»
«Il bel libro di Alba Donati, idillio con cagnolino (Fazi, 2013), mette in primo piano il cerchio matriarcale plurigenerazionale, la casa del fare quotidiano e la natura-chora – attraversata dal dolore che le pieghe stesse dei luoghi e dei corpi custodiscono per creaturale disposizione – e intorno, in stato d'assedio, stanno il lupo e la storia, con le loro bocche bugiarde e affamate.»